QUALCOSA CHE TI FARÀ VENIRE VOGLIA DI BUTTARE IL TELEFONO DALLA FINESTRA.
Dannato mondo hi-tech! Tanta intelligenza e tecnologia d’altissimo livello e solo per esser molestati costantemente senza pietà da notifiche, messaggi, consigli per gli acquisti, offerte solo per te e solo per oggi e meme di gattini, già, teneri e amorevoli gattini che infestano come un virus ogni angolo dei nostri schermi e gran parte del nostro cervello.
Un bombardamento continuo, una vera e propria tortura digitale. Indifesi e incapaci di sfuggire alla morsa mortale dei like. Ipnotizzati da occasioni lampeggianti che invadono ogni spazio libero, ricordandoci costantemente cosa dovremmo desiderare, fare, essere.
Buongiorno! Ha mai pensato di risparmiare sulla bolletta cambiando gestore?
E poi c’è l’algoritmo intelligente: macchina infernale che ci conosce meglio di nostra madre. Col suo mezzuccio di allattarci e ingrassarci ci propina incessantemente sempre e solo la stessa nauseante roba che ci piace e vomitevolmente sempre uguale a se stessa. Nessuna sorpresa. Nessuna scoperta. Nessun disgusto inaspettato o sussulto improvviso. Tutto è calibrato per mantenerci intrappolati in un ciclo infinito di contenuti senza anima, pensati per farci restare online il più a lungo possibile, come criceti sulla ruota che non smette di girare mai.
Ma cosa succede quando questa ossessione tecnologica diventa un incubo digitale?
Hak Baker, con il suo singolo “Telephones 4 Eyes”, ci trascina in un vortice di paranoia e follia lucida che ci rivela in modo brutale tutto lo stress che subiamo sotto i mille stimoli del digitale.
Lo smartphone sempre in mano. Col ditino incollato alla nostra app per controllare in tempo reale se esistiamo e siamo ancora vivi o se il calare di commenti e like al nostro ultimo post ci fa capire che siamo già morti.
Telephones for eyes and they’re watching me close
Telephones for eyes so we can’t see their approaches
Telephones for eyes magnify the cockroaches
Telephones for eyes it’s all a lie
Questo video è un biasimo feroce alla nostra dipendenza dagli schermi, il tutto condito con ironia tagliente, un bello strato di delirio e un montaggio frenetico e crudo che farebbe impallidire perfino Cronenberg.
Diretto da Hugh Mulhern, il video è una vera e propria allucinazione, dove con l’animazione e la computer graphic si mescolano e si deformano ancor di più mondi irreali e febbricitanti per creare un incubo cyberpunk.
Il protagonista in balia del caos, senza tregua: confuso e travolto da un turbine incessante di immagini lampeggianti e interferenze video, si aggira nell’oscurità in attesa della preda indifesa da derubare del suo prezioso cellulare. Ma alla fine, sarà il cellulare a prenderlo…
Come in un “Videodrome” (Cronenberg, 1983) rivisitato e accelerato al massimo, tecnologia e tormento mostrano la nostra impotenza e quel che lentamente stiamo diventando. Il brano è incessante e teso, con una carica di rabbia e sfrontatezza che rende il tutto ancora più caustico e sguaiato. Spinge il ritmo all’eccesso, una specie di rap scioglilingua che grida la frustrazione e l’invadenza della tecnologia.
Hak Baker e Hugh Mulhern ci consegnano un pezzo e un video che sono un vero e proprio schiaffo alla cultura del digitale e alla sua dipendenza. Un mix di horror e comicità che ci dovrebbe far riflettere, sorridere e, forse, un po’ tremare. Se stavi cercando una scusa per spegnere il telefono e guardare il mondo reale, “Telephones 4 Eyes” potrebbe essere la spinta giusta… ma prima lascia un commento e metti un like!
HAK BAKER. HUGH MULHERN. 2023
Grande, bellissima recensione. I like it!