SKIN / EZRA WILLIAMS (JOCELYN ANQUETIL)

VIDEO ARK ||| Recensioni Video Musicali

AMORE ALL’ULTIMO MORSO.

Quante metaforiche forme ha assunto nel corso della storia l’idea di un amore tossico, insalubre, malato…! La regista Jocelyn Anquetil qui ne offre una visione letteralmente viscerale, diretta e brutale come un pugno nello stomaco.

Un vero e proprio climax ascendente verso l’apoteosi dell’orrore grafico, acutizzato dall’antitetico accompagnamento acustico del brano di Ezra Williams: come il Riz Ortolani di “Cannibal holocaust” insegna, un sound struggente e malinconicamente pacato calza alla perfezione con immagini di inaudita ferocia.

Il video esordisce in maniera apparentemente innocua, persino tenera: una giovane fulva – cui la cantante presta la voce – si trova in dolce compagnia, scambiandosi effusioni e moine con una ragazza bionda.

Erotismo e sensualità traspirano dai tocchi maliziosi e dai baci che le due si scambiano. La prima, in posizione affettuosamente sottomessa, si lascia assaggiare il corpo dalla partner.

I loro sguardi e le loro carezze suggeriscono una condivisione di sentimenti che va oltre il semplice rapporto fisico, almeno da parte dell’artista, e il surreale palco su cui si svolge la scena – un abbraccio di tenebre che attornia un morbido materasso tondeggiante – corrobora il profondo romanticismo della situazione.

Di tanto in tanto la macchina da presa si sofferma sui primissimi piani della fulva, il cui sguardo perso nel vuoto, la cui voce flebile e leggermente tremante, instillano una nuance di sconforto nell’idillio della sequenza.

All’improvviso un elemento estraneo monda il diffuso candore: una goccia rossa, una stilla di sangue, cade silenziosa sulla pelle della giovane.

Parrebbe un semplice episodio di epistassi: la narice e la bocca della ragazza dai capelli color rame sono collegate da una piccola scia scarlatta. Nulla di cui preoccuparsi.

Forse…

A poco a poco, quel sentore di ombre emotive che effondeva sottilmente dai toni soffusi del primo atto acquista sempre più sostanza: l’amante bionda raccoglie la macchia vermiglia sul pollice, la osserva con occhi freddi e bramosi, e infine si lecca il polpastrello, quasi fosse una golosa traccia di sciroppo all’amarena.

Il gesto si ammanta di un’insana mistura di morbosità e delicatezza, fra carezze leggere a fior di dita, i sorrisi timidi della fanciulla supina, il suo volto smarrito. Una vittima inerte, conscia della brutalità di ciò che sta per accadere e pronta ad accettarla.

L’amplesso prende una svolta sempre più focosa e movimentata, e come aumenta l’intensità dei contatti, così incrementa la quantità di emoglobina sulla pelle della coppia.

Sarà scioccante scoprire che non si tratta di una semplice emorragia nasale fuori controllo, ma un vero e proprio atto di cannibalismo! La giovane dalla chioma di platino sta divorando il ventre della compagna, se ne sta cibando con ferina voracità, passando da un tenue accenno di vampirismo a una manifestazione di fame zombesca.

Il binomio di amore e carnalità, sesso e nutrizione, sfruttamento e antropofagia raggiunge dunque l’acme orrifico che i fan di Julia Ducournau e del suo “Raw – Una cruda verità” conservano nel cuore.

Ma si tratta solo di una overture per questa escalation gore che l’autrice del videoclip ha architettato.

Mentre il pasto umano della biondina prosegue con avidità, l’azione viene intramezzata da flash pseudo-onirici (forse un pronostico di eventi successivi, forse un ricordo di accadimenti passati) in cui la povera vittima viene contesa barbaramente da un gruppo di persone.

Relazioni malsane, venefiche, che si susseguono nel corso degli anni; una prigione psicofisica da cui è purtroppo difficile evadere, e in cui è altresì facile tornare.

Anch’essi si lanciano come un branco di lupi sulla carcassa della giovane, facendone scempio con zanne e artigli, quasi in una sublimazione orgasmica del terrificante finale di “Il profumo della signora in nero” di Francesco Barilli.

Lei, ferma e accondiscendente, li lascia mangiare; la sua mente ha ormai disertato quel misero corpo, gettandolo alla mercé di un nugolo di bruti abusanti, soggiogato a un’idea tristemente distorta di “amore”.

Una volta sazi, i mostri abbandonano la giovane come un fetido rifiuto, un pezzo di carne spolpata e ormai inutilizzabile. Distesa a terra, dilaniata e in una pozza di sangue, lei canta fra sé con un filo di voce, rimuginando sugli sbagli commessi, rassegnata all’idea di non poterli evitare in futuro.

E tale constatazione, in realtà, è molto più sconvolgente di qualsiasi effetto splatter.

EZRA WILLIAMS. JOCELYN ANQUETIL. 2023.

author
Subscribe
Notificami
guest
0 Commenti
Oldest
Newest Most Voted
Inline Feedbacks
View all comments
0
Would love your thoughts, please comment.x