I MILLE MOSTRI DI CHAD.
Sarà che un estro poliedrico come quello di Chad VanGaalen ha bisogno di diversi fronti artistici per potersi esprimere a dovere, o sarà che soltanto Chad VanGaalen è in grado di portare in forma grafica quello che gli frulla nella testa…
Sia come sia, il cantante canadese dimostra qui di possedere doti di animatore perfettamente complementari al suo mood musicale, firmando per se stesso un videoclip divertente, grottesco, persino un po’ inquietante, adorabilmente eccentrico.
Uno stile visivo freakeggiante e grezzo, immerso in una palette cromatica che va dal fumettistico al lisergico, Chad sfoggia un’inventiva che lascerà ammirati i fan di show del calibro di Rick & Morty, fra design folli, loop elementari e metamorfosi inscenate con verve istintiva.
Il riff del brano viene accompagnato dal russare di uno strambo individuo che se ne dorme nudo su un prato, col suo incommensurabile testone poggiato sopra un cuscino erboso e i suoi arti esili scompostamente abbandonati al piacere del riposo; la base ritmica, invece, viene gentilmente offerta da un picchio che a furia di beccate gli ha aperto un foro sanguinante nel cranio!
L’uso registico dello zoom-out, dal dettaglio al totale, acuisce il senso di bizzarria e straniamento della scena. E siamo solo all’inizio…
Seguendo pressoché alla lettera il testo della canzone, VanGaalen ci mostra il suddetto omino – che si conferma alter ego dell’artista – stropicciarsi dolorosamente le palpebre con un paio di mani extra che gli crescono sulle spalle: la lunghezza spropositata delle dita, più simili a rami che a file di falangi, impressionerebbe il Salad Fingers del buon David Firth.
Cala la notte e il protagonista muta le proprie sembianze: ora è simile a un grosso anfibio cieco che sonnecchia beato. Sulla sua schiena si liberano flussi di scariche elettriche, mentre spessi aculei gli affiorano come erbacce dalla pelle color fango, rendendolo simile a un porcospino.
Forse colto da un po’ di nausea, l’amico vomita una pozzanghera viola che si propaga sotto il suo muso.
In questa macchia innaturale il nostro si specchia, perdendosi fra i meandri del suo inconscio allucinato, per poi ammettere a se stesso e al pubblico di riconoscersi come un mostro.
C’è naturale consapevolezza, mista a un pizzico di rassegnazione, nel tono con cui Chad innalza il ritornello. Forse si avverte anche un po’ di amarezza, in questo grido rivolto alla solitudine.
Ora nei panni di un essere alienoide dai tanti occhi – ammesso che di occhi si possa parlare! – VanGaalen va incontro a nuove trasformazioni: gli cadono le dita, e al loro posto spuntano due mega-artigli dai connotati dinosaureschi.
Ormai persino per lui è difficile tener conto dei suoi processi evolutivi, ed egli stesso sa che probabilmente non tornerà mai più alla sua forma originale; nemmeno ricorda quale fosse.
Tuttavia, Chad ci tiene a informarci di un particolare: non ha assolutamente fame!
E mentre un’esplosione di nonsense riscalda il cuore dei weird-seeker in ascolto, fra sagome randomiche che si intersecano fra loro e rimbalzano da una parte all’altra dello schermo, l’artista prende la carica per un gran finale all’insegna delle metamorfosi più assurde e dei look meno convenzionali.
Molluschi con zampette da insetto, capre con ali da mosca e zampe da rana, strani incroci fra pulci giganti e crostacei preistorici, rettili imparentati con grifoni e primati, mammut cornuti con sei zampe e collane tribali al collo…
Quando le capacità rappresentative incontrano una fantasia senza freni, lo spettacolo è servito!
CHAD VANGAALEN. CHAD VANGAALEN. 2014.