COREOGRAFIE ALIENANTI.
La musica dei californiani High Pulp, attinge ad aspre sonorità jazz contaminate con sperimentalismi tra l’elettronica dance intelligente e un gusto per l’iterazione e l’uso di armonie in stile rock anni ’70; potrebbero essere incasellati – usando un’espressione ormai stra-abusata – “nell’archivio post rock”, insieme a decine e decine di band affini come Tortoise, Sea and Cake, Do Make Say Things ecc ecc.
Nell’articolato video del duo Van Rooy / Christopherson, in cui la narrazione si stratifica su più livelli e perciò tutt’altro che lineare, i sette elementi della band impersonano altrettanti operai totalmente assorbiti dalle loro mansioni all’interno di un’attrezzatissima autofficina, quasi robotizzati che provvedono con gesti automatici e coreografie minimali alla routine di una sorta di catena di montaggio “cripticamente filmica”, alleggerendo giocosamente la durezza di un lavoro spersonalizzante da portare a termine con meccanica tempistica, sia a livello di ufficio tra call center e archivi, che all’interno del capannone, tra cambi d’olio, revisioni degli pneumatici in un centrifugato di azioni e ambienti che si sovrappongono e si interlacciano grazie ad un raffinato editing accentuato da un massiccio uso dello split screen che ne altera la fluidità percettiva.
Si susseguono vorticosamente riprese geometriche su facciate di grattacieli che così paiono senza fine, architetture speculari animate da un caleidoscopico movimento, quasi psichedelico, figure lineari e poi frattaliche che si sporzionano in campi e controcampi con effetto quasi ipnotico, insomma un continuum di destrutturazione urbana fino all’aggressività (che giustifica l’invito implicito nel titolo del brano) che nell’epilogo ritorna sulla figura dei sette musicisti-operai che si apprestano alla pausa di riposo appesi in armadio come marionette in attesa del successivo spettacolo.
HIGH PULP. LONDON VAN ROOY & JON CHRISTOPHERSON. 2023.