THE GOOD LIE / WARHAUS (WOUTER BOUVIJN)

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ARDERE DI PASSIONE.

Tre minuti e mezzo di erotismo, seduzione e turbamento, in un triplo sposalizio sancito dalla straordinaria alchimia fra le immagini confezionate da Wouter Bouvijn e il suggestivo sound dei Warhaus, progetto solista di Maarten Devoldere.

Il frontman dei Balthazar si serve di un riff pacatamente ipnotico, irresistibilmente criptico, da cui emana una melodia sussurrata e sinuosamente titillante, accompagnando lo spettatore in un breve viaggio attraverso i sensi, il tutto impreziosito dall’onirico stile visivo del filmmaker belga.

L’eleganza e l’ambiguità della messinscena potrebbero far pensare all’ipotetica pubblicità di un profumo d’alta moda concepita da David Lynch.

Il protagonista del video passeggia nella notte senza un’apparente meta, come se si lasciasse trasportare dai suoi stessi passi; è forse il caso, o il destino, a condurlo in un bar semideserto, quasi sospeso nel tempo – sensazione acuita dall’uso strategico dell’effetto ralenti.

Qui, guardandosi attorno, l’attenzione del ragazzo viene letteralmente rapita dall’enigmatica figura di una ballerina solitaria, le cui mosse insinuanti e i cui occhi ammiccanti non lasciano scampo.

Avvicinandosi estasiato a quella creatura ultraterrena, il giovane si cimenta a modo proprio nell’arte del corteggiamento: senza che le sue parole disturbino il transito emotivo della canzone, grazie ai sottotitoli gentilmente offerti dal regista, il nostro domanda alla “beautiful babe” quale sia il suo colore preferito.

“Il bianco è un colore?” chiede lei di riflesso.

“Per te lo è,” risponde dunque l’altro rivelando le proprie doti da prestigiatore navigato: una colomba bianca pare materializzarsi come per magia dietro la ragazza, lasciandola di stucco e donando al suo numero tersicoreo un finissimo tocco di classe.

È fatta: il fascino da illusionista ha fatto colpo. All’innalzarsi del ritornello del brano, i due si esibiscono insieme in una piccola coreografia danzereccia, meno esplicita di quanto si possa pensare, ma indiscutibilmente passionale.

Conclusa la sosta nel locale, la neo-formata coppia si avvia su un taxi per proseguire la nottata in un posticino più appartato.

Durante il tragitto, i partner non si scambiano occhiate da fidanzatini in erba, né carezzevoli contatti fisici: ciascuno osserva la strada dal proprio finestrino con aria indifferente, come a negare ogni traccia di romanticismo, e magari lasciando presagire una nota mesta che non tarderà a concretizzarsi.

Dopo uno stacco di montaggio, la scena passa a un duo di taciturni poliziotti, nella classica tenuta da commissario scafato e disilluso che fa tanto cinema noir anni ’40.

I due fermano la loro macchina e si dirigono in un edificio aperto, già contrassegnato da poco rassicuranti sigilli: preceduti dal volo della famosa colomba, silente sentinella di un impensabile dramma, gli agenti salgono una scala e penetrano in una stanza da letto.

Dalle loro subitanee reazioni capiamo che lo spettacolo che gli palesa davanti è tutt’altro che confortante, e già iniziamo a temere il peggio per i due freschi amanti.
Il poliziotto più anziano si chiede sconcertato che cosa sia successo, e noi spettatori gli facciamo eco.

Sarà il suo più giovane e granitico collega a fornire la soluzione del mistero, citando direttamente il titolo dell’album dei Warhaus, così come un passaggio di L’amante di Lady Chatterley di David Herbert Lawrence: “They fucked a flame into being”.

Una frase che in italiano potrebbe suonare come “dal loro rapporto intimo è nata una fiamma”, ma che il controcampo finale trasporta su un livello decisamente meno lirico.

I due partner posano inerti sul letto, uniti insieme in una posizione inequivocabilmente carnale, come in una scultura di arte moderna, carbonizzati e fumanti dalla testa ai piedi!

Un finale shock all’insegna dei contrasti, fra l’eros e il thanatos, fra l’orrore e l’ironia, fra la sorpresa beffarda e la consapevolezza tragica, che il bianco e nero del d.o.p. David Williamson coglie magnificamente.

Un iris out a forma di cuore abbraccia infine queste povere vittime di probabile autocombustione spontanea, chiudendo il clip con tetro humour.

Un biglietto di auguri perfetto per un San Valentino un po’ sopra le righe!

WARHAUS. WOUTER BOUVIJN. 2016.

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