KATACHI / SHUGO TOKUMARU (KIJEK/ADAMSKI)

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IL VIDEO CHE RUBA LA SCENA.

Bah… un videoclip musicale, nella sua essenza più pura, è quella piccola magia audiovisiva creata per far sì che la musica di un artista non passi inosservata. Serve, diciamocelo, a rendere l’artista non solo una voce, ma anche un’immagine scintillante sullo schermo e, siamo sinceri, è marketing! È arte commerciale, è quel tocco in più che dice: “Ehi, guarda quanto sono figo: compra il mio brano!”. Insomma, è il biglietto da visita visivo per ogni artista che vuole conquistare più di un semplice passaggio radiofonico.

Ecco però ogni tanto accade qualcosa di diverso. Qualcosa come “Katachi”, il video pensato dai registi Kijek e Adamski per il cantautore e polistrumentista giapponese Shugo Tokumaru.

È un videoclip, sì, certo, tecnicamente lo è. Ma c’è un problema: è talmente ipnotico, talmente incredibile quello che vediamo, che il rischio è di dimenticarsi della musica. E non perché il brano non sia all’altezza: orecchiabile, simpatico, facile e vivace, ma perché l’impatto visivo è così travolgente che ci si perde, occhi spalancati, nelle forme danzanti e le orecchie quasi dimenticano di essere lì.

Direi che ci troviamo davanti ad un’opera d’arte visiva. Una costruzione creativa sopraffina. La domanda che m’è nata in testa, una volta sopito l’entusiasmo è stata: ma come è possibile che si lavori così tanto?

Questo videoclip non è solo un complemento alla canzone, è un’opera d’arte a sé stante. Un’esplosione visiva fatta di oltre 2000 sagome in plastica, tutte ritagliate e animate fotogramma per fotogramma, in un fluire continuo di forme che si trasformano, si evolvono, si dissolvono e si ricreano. La tecnica di animazione stop-motion utilizzata è così minuziosa e affascinante che sembra quasi impossibile credere che ogni singola sagoma sia stata manualmente posizionata per creare questa danza di immagini.

“Katachi”, in giapponese, significa “forma” e mai titolo fu più azzeccato. Le sagome cambiano continuamente, passando da animali a oggetti, da figure astratte a scene di vita senza mai fermarsi, come se stessero raccontando una storia visiva sulla mutevolezza delle cose. Si ha la sensazione che ogni forma evochi un significato più profondo, un richiamo alla transitorietà della vita, alla continua metamorfosi della natura, all’eterno ciclo di creazione e distruzione che ci circonda.

Realizzare un video come questo non è solo questione di creatività, ma anche di una precisione maniacale. La tecnica usata richiede pazienza infinita: la stop-motion che qui a Video Ark abbiamo visto tante altre volte, prevede di spostare di pochi millimetri ogni singola sagoma tra uno scatto e l’altro. Ogni fotogramma è il risultato di un’attenta progettazione e di un lavoro manuale certosino. Le sagome in plastica sono state tagliate con una precisione incredibile, e il processo di animazione è durato diverse settimane. Ma “Katachi” non è solo un prodotto di abilità tecnica è anche un esempio di arte in movimento dove ogni dettaglio conta.

In conclusione quella che doveva essere una celebrazione visiva della canzone finisce per superarla. Potremmo dire che “Katachi” è un video così potente che è proprio ottima la scelta di metterci sotto il brano di Tokumaru.

SHUGO TOKUMARU. KIJEK/ADAMSKI. 2013

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