EYE SPY / NIGHT LOVELL (AVERY STEDMAN & SHERMAN PAUL)

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UN’ARDENTE RIVALSA.

Sfiora la definizione di “terrificante” il video ideato da Avery Stedman e Sherman Paul per il crudo brano di Night Lovell, tanto da non temere confronti con certi cortometraggi horror narrativamente più strutturati.

Già il prologo notturno, con il rapper in campo medio che tenta forsennatamente di entrare in un edificio dalle porte sbarrate, fa soffriggere un’aura ansiogena degna di un film thriller.

Il linguaggio cinematografico prende definitivamente il sopravvento quando l’azione si sposta all’interno della costruzione, e mentre comincia a delinearsi il contesto ambientale della storia, partono degli accattivanti titoli di testa di sanguigno color scarlatto.

Ci troviamo a una sfilata di moda, coi fotografi in trepidante attesa e un pubblico che si sta scaldando le mani a furia di applausi. Nel camerino le modelle si preparano all’entrata in scena: un campionario di bellezze muliebri avvolte da una coltre di algida impeccabilità.

L’attenzione della cinepresa si sofferma su una ragazza in particolare: si tratta di una giovane afro-canadese che, palesemente tesa, si direbbe alla sua prima esperienza sul campo.

Il suo sguardo riflessivo e latentemente angosciato va a posarsi sui volti gelidi delle colleghe lì intorno: l’intera sequenza è già di per sé un piccolo capolavoro di suspense, anche grazie a un calzante commento musicale sinfonico che non promette nulla di buono.

È però su un accendino che gli occhi della giovane si concentrano infine: il perché è ignoto allo spettatore come forse anche a lei, ma quando s’inquadra una pistola di Cechov, si sa che quella prima o poi sparerà.

La base ritmica del brano irrompe all’improvviso, dando inizio a una serata all’insegna del fashion. Le indossatrici avanzano sulla passerella, attirano su di sé ovazioni e flash, poi spariscono dietro le quinte come chimere.

Mentre si prepara al grande momento, la ragazza che abbiamo incontrato poc’anzi fatica a tenere a bada l’agitazione: la sicurezza stampata sulle impassibili espressioni delle compagne sembra esserle del tutto estranea.

È davvero questo il mio futuro? La mia vita, i miei sogni? E se mi sbagliassi?” pare domandarsi in preda ai dubbi, forse sopprimendo un vago disgusto nei confronti di quella fredda ostentazione di estetica.

Finalmente giunge il suo turno, un bel respiro… si parte! I secondi trascorrono come interminabili ore, ma ancora prima che un passo mal eseguito o un attacco di ansia le rovinino il debutto, la scena viene interrotta da una visita inaspettata e ben poco desiderabile.

Le modelle urlanti si catapultano all’improvviso fuori dai camerini, fuggendo caoticamente verso l’uscita del locale, e presto anche gli spettatori seguiranno il loro esempio, come nella celebre sequenza del cinema del film Fluido mortale.

La nostra sbigottita protagonista si volta per capire la ragione di tale movimento, e la verità sconvolge tanto lei quanto noialtri: un ciondolante Night Lovell fa il suo ingresso nella sala, vestito in abiti eleganti, ma col volto ridotto a una maschera di cicatrici sanguinolente come in una moderna variante splatter di Blackenstein.

Questa sottospecie di zombi avanza scombinato fra le urla degli astanti, mentre la “nostra” modella, inquadrata alla maniera di una classica eroina da cinema horror, viene sopraffatta da vampate di puro terrore.

Dopo aver forzato le porte dell’edificio, la calca si riversa all’esterno e scappa a gambe levate in ogni direzione. Lovell, d’altro canto, non affretta il passo come farebbe un qualsiasi villain a caccia di vittime, e dai gesti di dolorosa frustrazione che rivolge contro di sé, si presenta più come un povero incompreso che non come un mostro.

Ma la pazienza ha un limite, e l’impossibilità di farsi accettare dalla massa attizza nel rapper fuochi di rabbia, vendetta, odio.

E proprio di fuochi è il caso di parlare, giacché in un gioco di flash-forward a montaggio alternato, vedremo la silhouette del cantante stagliarsi su un muro di fiamme: mentre la città brucia, l’uomo si gusta una sigaretta con cinica noncuranza nei confronti di quel mondo che gli ha voltato le spalle.

Un’immagine post-neroniana che assume una significato ancora più beffardo e profondo nel momento in cui – come nel finale di ogni film horror che si rispetti – la final girl della situazione si confronta col “suo” temuto boogeyman.

Lei impugna l’accendino, quello stesso accendino che l’aveva misteriosamente attratta, e si direbbe pronta a utilizzarlo contro il suo nemico.

Ma… chi è il nemico?

Si tratta di Lovell, con cui adesso lei scambia intensi e arcani sguardi, o quella marmaglia di schiamazzanti mondani per cui era costretta a sfilare?

Lo sguardo della ragazza si fa ammiccante, compiacente, e un sorrisetto maligno le si stampa sulle labbra.

Un soffio sulla fiamma danzante spegne infine l’ostilità fra i due emarginati, sancendo un’imprevista e beffarda alleanza.

Ora sono due le sagome scure che si godono gli ardenti effetti del falò cittadino: un quadretto in movimento degno dell’esplosivo epilogo di Django: Unchained.

E, tanto per citare ancora Tarantino, come direbbe la cara Shosanna: “Lovell, brucia tutto!”.

NIGHT LOVELL. AVERY STEDMAN & SHERMAN PAUL. 2022.

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