UNA VITA AL LIMITE.
The Jesus Lizard; oggi parliamo di una band cardine di quel mondo in bilico fra noise-rock e post-hard-core. Il tutto comincia a fine anni ’80 partendo dalle ceneri degli Scratch Acid e dalla fine del progetto Rapeman dove Sims militava insieme a Steve Albini. Creata la formazione e trovata subito la direzione musicale non ci sono incertezze, solo chitarre taglienti, ritmi sghembi, bassi lugubri e una voce al limite dell’urlo così come dell’esaurimento. Una band che senza mezzi termini si pone come un pugno in faccia all’ascoltatore, senza mediazioni o abbellimenti, con l’appoggio sonoro di Steve Albini in studio che massifica le frequenze sonore, e della grandissima “Touch and Go Records” a coprire le spalle. La canzone in questione è il primo singolo che presenta agli ascoltatori il ritorno della band dopo circa 26 anni dall’ultima prova in studio, con l’etichetta (purtroppo) fallita la benemerita “Ipecac Recordings” ci mette la firma.
Il video è curato da Bill Barminski personaggio dalle tante carriere parallele tutte basate sulla sua creatività, è pittore, fa video musicali, live-video-mapping, istallazioni nelle gallerie d’arte, animazioni per il National Geographic, e la sua creatività spesso iconoclasta l’ha portato a venire richiesto da Banksy come collaboratore per la creazione del parco a tema anti-Disney – “Dismaland”.
Per parlare di questo video mi viene impossibile non citare un testo dei Dead Can Dance, dove nella traccia “In the Kingdom of the Blind the one-eyed are Kings” Brendan Perry canta “We can see a chaos in motion” e questo video è proprio così: “possiamo vedere il caos in movimento” ovvero il buon Bill ha preso tutti i tratti più anfetaminici della band e li ha portati a un livello esponenziale, al punto che il video è strabordante di migliaia di dettagli impossibili da riportare, ma proviamo comunque.
Decine di loghi della band abbozzati si susseguono ad una velocità ipnotica, per poi far comparire il quartetto disegnato in abbozzi di “art-brut” contemporanea, la band disegnata suona il pezzo mentre le loro magliette e capigliature cambiano a una velocità esorbitante fino a ritrovarsi David Yow che canta con una testa di cane o forse d’orso non si capisce bene, un po’ per volta scompaiono tutti fino a ad avere in primo piano un muta-forma in schermo bianco. Il braccio rimasto si trasforma in una testa pelata di colore mentre sul suo sfondo cambiano strumentisti sempre a velocità elevatissima, tutto sfuma ancora e un chitarrista sta nell’angolo mentre colori optical si muovono morbidi mentre all’angolo opposto dentro ad un cerchio c’è una faccia che canta a perdifiato. Compare un albero che diventa una faccia/cantante con mani in volo intorno, compaiono automobili e la faccia diventa un’automobile, si muove veloce mentre il radiatore va a fuoco e brucia tutto.
Ricompare la band al completo come prima, e i dettagli sempre “proiettili” cambiano ogni frazione di secondo, capigliature, vestiti finché la bocca aperta del cantante copre l’intera inquadratura lasciando lo sfondo nero su cui schizzano continuamente possibili loghi della band.
Un uomo in giacca e cravatta ha sulla testa il fuoco e canta dentro un megafono con aria convinta, poi il tratto comincia trasformarsi fino alla comparsa sullo schermo del disegno della mano che crea le illustrazione (meta-animazione?). La mano distorce il tutto fino a creare un groviglio di linee che inizia a prendere forma in autonomia fino a divorare lo schermo. La saturazione esplode e nel caos fuoriesce nuovamente la band, poi nell’angolo compare un personaggio vestito da punk 77, e in breve la maglia gli viene cambiata decine di volte mostrando tutti loghi delle storiche band della scena hardcore per poi trasfomarsi centinaia di personaggi iconici.
La band riconquista lo schermo con gli ormai soliti cambiamenti repentini, il video mantiene le sue promesse di iper-cinetismo rendendo impossibile una narrazione degli avvenimenti in quanto troppi e troppo veloci per essere notati dallo sguardo, creando così un ammasso di informazioni percepite ma non viste. Un po’ la metafora della vita moderna così veloce da dover tenere gli occhi semichiusi per poter rimanere al ritmo richiesto dalla società.
THE JESUS LIZARD. BILL BARMINSKI. 2024.